Non è il passaggio al nuovo anno che mi fa fare la classifica dei momenti di gloria, è proprio che mi rompo così tanto le scatole, immobile dai miei, che non so proprio più che fare e inizio a rivivere nei tempi andati.
I momenti di gloria 2019 non sono tantissimi, ma l’intensità di shock (in bene o in male) è molto alta, e si va dal ritardo mentale ad esplosioni di bombe sottomarine.
18) All’ultimo posto c’è “Il ricciolino di Seceda”. Il tizio un po’ satiro, un po’ capra, un po’ punk un po’ Van Gogh che avevo beccato per caso in due posti completamente diversi e per cui stavo mollando la macchina con tutti i miei in mezzo ai campi di mais. Non è che mi sia rimasto molto dell’esperienza, ma mi hanno tremato le mani per un bel po’ dopo l’avvistamento, quindi come momento shock lo teniamo.
17) La trasferta a Cuneo. E’ difficile scegliere cosa esattamente abbia determinato la gloria, se la deficienza di un programma che prevedeva 5 ore di sola andata (e qualcosa in più di ritorno, con tappe improbabili) in un solo giorno, se la mia assoluta inutilità nella trasferta o, viceversa, l’assoluta inutilità della trasferta per me. Oppure il treno perso per un secondo e senza una ragione plausibile, o la Mole Antonelliana che si staglia nella notte all’improvviso, sorpresa inaspettata, regalo del treno perso.
16) La porta trasparente. E’ un peccato che uno di un intero viaggio a Vienna debba raccontare solo la parte del cesso di un locale, ma sapete com’è. I resoconti carini vanno appuntati freschi, se no resta solo lo shock delle porte del cesso.
Qualche pazzo sadico ha deciso di installare nei cessi di alcuni locali delle porte che, per un giochetto ottico della sorella, sono trasparenti. Cioè tu entri, hai la sala del ristorante alle tue spalle, la porta chiusa ma il cesso in bella vista. Poi se giri il chiavistello la porta si opacizza, ma se non funziona? O se va via la corrente e il giochetto fallisce? Boh, io ho fatto mille prove lasciando la felpa al di qua o al di là della porta, non capivo se avevo le allucinazioni, se il cesso era un’illusione ottica o un trompe l’oeuil spettacolare, se ero in uno di quegli incubi in cui i cessi sono sempre senza porte o in mezzo alla gente. L’angoscia.
15) Potato Separators. Il momento in cui io schermavo con la mia sciarpa il nostro tavolo (mostrandomi incapace di avvolgerla semplicemente intorno al collo a mo’ di scialle per dieci minuti) e Giggino e Pallocchino riempivano un tupperware per 6 persone di cibarie dell’aperitivo. Le crocchette di patate servivano a separare le varie pietanze e da quel giorno abbiamo chiamato le patate separatori. Poracciate che non ho mai fatto da giovane e squattrinata, ma che quella sera sembravano indispensabili alla sopravvivenza.
14) Il Pillolo cantante.
Già la compagnia era quello che era. Io, i miei scemi, Tamagotchi di passaggio con il suo amico Fagiolo. Già il luogo era quello che era: un pub kitschissimo con gatti ovunque, alcuni dagli occhi luminosi, bomboniere da casa in montagna, argenteria annerita, statue di vecchie sui balconcini, lucette colorate di quelle che vendono per strada, proiettate sulle pareti stile disco, quintali di frittate squacquariose fatte malissimo solo per nutrire gli ultimi avventori -solo noi. Ci avevano messi al piano di sotto in una specie di taverna della parrocchia piena di macchine da cucire vecchie, muffa e tarli. Eravamo tranquilli a mangiare frittate oscene, quando un tenore inizia a cantare al piano di sopra. Saliamo per curiosare, aspettandoci un tenore panzone come da stereotipo e invece scopriamo che -applaudito da un pubblico di signore su cui non posso fare a meno di visualizzare una parrucca e un neo finto tipo Rococò- il proprietario della voce è un coso di circa 45 cm, un giapponese rachitico con le gambette da rana. Una specie di questo. A questa vista le mie gambe hanno ceduto e ho sono rimasta seduta su un gradino senza mai riuscire a riprendere fiato dal ridere.
13) Ho saputo un dettaglio sull’arrotondamento delle cifre dopo la virgola che ha sconvolto me e più o meno tutti quelli che avevo intorno. Fa ancora male per parlarne. E poi, se non lo sapete, non lo volete sapere.
12) Seceda nella nebbia. Questa è gloria del sublime.
11) La festa di Pastina. Anche qui è difficile capire la gloria da cosa venga. Se dalla caduta finale della festeggiata, se da me che me ne stavo abbracciata a Pallocchino senza sapere ancora niente della vita, se dai balli con un’invitata più sciroccata di me, o se dalle praline di biscotto ripiene di limoncello.
10) Ciaopovery. La bellezza di trovarti affacciata sulle Odle in una vasca idromassaggio dopo 11 ore di guida.
9) “Pallocchino, ieri hai dimenticato l’ombrello da me e piove a dirotto, se vuoi te lo porto con poncho e scarponi, così non sei bloccato in casa”
“Sììì grazie”
Trasferta nel diluvio -bellissima, non esiste cattivo tempo, esistono solo cattivi vestiti-
“Aahh ciao, ecco il tuo ombrello! E così tu abiti qu… scusa ma ci sono quarantacinque ombrelli qui”
“Sì, e sono tutti a mia disposizione!”
“E questo che ti ho portato…?”
“… quello mi piace di più.”
E non doveva manco uscire.
8) Una cattedrale meravigliosa, un tipo che conoscevo già dal 2012 (e con cui avevo fatto una gaffe facendogli capire che l’avevo scambiato per un nano) che, mentre mi raccontava degli scorpioni nascosti tra le pietre antiche, mi dichiarava il suo amore; Federico che pensava mi stesse importunando e tentava di salvarmi facendoci notare che avevamo solo un mazzo di chiavi e dovevamo andare a dormire, il prof che moriva dal ridere da lontano e io che, mentre quello mi diceva cose bellissime, piangevo.
7) Era il periodo delle maestre indiane che fanno lo spelling tutto sghembo. Mi era capitato uno scialletto da dangherous, un centesimo in fronte tipo gioiellino indiano, e avevo trovato, insieme al mio pubblico di finti bambini che dovevano ripetere il mio finto spelling, anche un bimbo che voleva partecipare a questa parodia e che veramente non sapeva leggere. Così ho insegnato a un povero criaturo che la C si pronuncia “cheesecake”, la L “ellei” e che “Piccolo” si legge “Piccione”.
6) “Se è bellissimo è bellissimo. Se è una merda è ancora più bello”. Il motto della giornata e poi della vita.
La giornata era molto carina. Abbiamo infornato il pane di Giggino nel forno a legna, abbiamo bevuto del vino bellino mentre aspettavamo che cuocesse, siamo andati a mangiarlo sulla collinetta panoramica con del prosciutto vinto alla lotteria e tanto idillio intorno. E poi abbiamo iniziato a disegnare urlando e si è materializzato il drone di un disegno accanto a noi.
Nella top 5 ormai siamo alle emozioni vere per cui posso dire di essere umana e non coinvologno dei cessi, almeno non letteralmente.
5) Il momento in cui, nonostante il balletto demenziale, ho fatto notare a mia cugina che non ci vedevamo da undici anni e ci siamo sciolte in lacrime, sempre ballando come due pupazzetti scemi.
4) La scoperta che Lafattoria non aveva mai saputo niente di me e Pallocchino, che la loro coppia aperta era a senso unico, che tutto quello che potevo tranquillamente evitare si avverava perché la gente è minchiona. E vabbè. Con la demenza senile terrò solo il buono.
3) La corsa con le focacce di lardo e gorgonzola su per le scalette della nostra casina da luna di miele, accanto agli Uffizi, con Cordina, come se fossimo sposini novelli in fuga da tutti.
2) La perdita della mia giacca.
Vedrete poi, che momentone di gloria, quando la ritroverò.
1) La zucca ‘ncapa. Il ritrovamento più grande che potevo fare, che ancora non so quanto grande potrà diventare, visto che si parte da una base di impasti, broccoli, capre e pecorino ai mirtilli.
“non esiste cattivo tempo, esistono solo cattivi vestiti” devi metterci il copyright, come motto per una marca di attrezzature da montagna è definitivo.
Ma Norwegian Reggaeton…?
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Purtroppo non è mio, credo sia un proverbio tedesco, ma è il mio preferito. Ma se si può mettere il copyright sui proverbi ci faccio un pensierino.
Norwegian Reggaeton è tra le cose più belle del 2020, ma quelle sono una classifica diversa.
I momenti di gloria sono una classifica un po’ strana, più che cose belle sono cose che hanno dato impatto emotivo per la sorpresa -ancora meglio se dopo un’attesa trepidante. Però nel periodo del turismo scientifico nella cattedrale era sempre il mio sottofondo mentale, quindi in un momento di gloria in fondo c’è pure lei.
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