Un solo martedì al mese, le vecchie del circolo preparano la polenta col ragù di cinghiale.
Aspettavamo questa giornata da aprile/maggio, da quando hanno finito l’ultima scorta di cinghiale della stagione venatoria del vecchio cuoco.
Programma della giornata:
Uscire da agraria verso le 17, incontrare il mio amico carissimo Pan, di passaggio per una sera, mangiare della polenta con cinghiale, in compagnia.
SICuramaint
Cosa è diventato:
Il prof va via nel primo pomeriggio, non gli serve niente in particolare da me, quindi esco felice e spensierata per andare a incontrare Pan, che però cambia programmi e non viene più.
Io sono già organizzata per essere fuori a quell’ora, e per un’improvvisata di fortuna vado in stazione a fare la scemina-bellina con LaPiccola, che aveva venti minuti di cambio treno. E’ tutto bello bellissimo, tra un sottopassaggio e l’altro riassumiamo schifezze e bellezze, saltelliamo e facciamo le piccole, sembra che la fortuna giri dalla nostra parte, solo che Federico mi telefona per avvisarmi che il prof ci ha mandato una mail urgente per roba burocratica (e per il nostro bene, non per i suoi dati). Bisogna scrivere delle cose e io sono in giro a sfarfallare, ma ci penserà Federico anche per me. Per fortuna mi ero casualmente auto inviata per mail delle cose che avevo solo io e posso inoltrarle. La gratitudine per Federico cresce proporzionalmente all’ansia di che cosa altro può arrivare per mail in questa serata.
Intanto, in quest’attimo che mi distraggo e cade il mondo, GigginoScemo va a ritirare, dalle vecchie del circolo, due chili di polenta col cinghiale – la metà ordinata da me (non si sa ancora con chi la mangerò, ma sicuramente saprò gestire due porzioni).
Il piano A era mangiarla con Pan, ma non c’è Pan.
Il piano B è mangiarla in birreria (e infatti c’è già chi si è organizzato per andare in birreria), ma io devo stare a casa a badare alle mail.
Il piano C diventa: almeno non lasciare il GigginoScemo da solo con quattro porzioni di polenta in mezzo al nulla.
GigginoScemo intanto riceve una chiamata dal suo prof che ha bisogno di una tabella di dati. Lui ha la tabella in tasca su una USB, ma non ha un computer con sé, e a portata di mano ha solo una cassetta con due chili di cinghiale e polenta. Attraversa due quartieri con questo vassoio molto chic, arriva da me che intanto mi sono scapicollata a casa mentre la temperatura è aumentata di venti gradi all’improvviso e io sono diventata di muffa, tutta imbacuccata nella felpa di pile. La polenta invece si è raffreddata.
Nei dieci minuti che gli re-inforno le polente GigginoScemo invia la sua mail, beviamo del vino vecchio chiedendoci se la serata poteva andarci più a schifìo, gli preparo un cestino da picnic con una scatola della GLS poco credibile come contenitore da polenta, gli aggiungo pure delle fettine di sbrisolona da portare al suo amico in birreria.
Io resto a casa a fare la mail-sitter.
Alla fine, la polenta che avevo ordinato io è rimasta con me e l’ho mangiata con Federico, così almeno mi sono sdebitata del salvataggio in extremis e il cinghiale è stato onorato.
Aspetta, qua c’è un elemento narrativo che mi tormenta ora: dopo esserti trasformata in muffa, poi cosa sei diventata? Cosa sei adesso?! Come evolverai?!? Perché non ho studiato le scienze?!?! AAAAAAAAAAAA!
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No, niente, non è così strettamente scientifica la cosa. A volte, per esempio, divento una fonduta di formaggio, poi torno normale. Anche qui, poi sono tornata capra.
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